Home Il territorio della Versilia Cultura in Versilia Storia Massarosa Storia Massarosa I ruderi delle Terme e la storia Nel territorio di Massarosa sono numerosi i reperti preistorici che ne testimoniano una antichissima storia. Una testimonianza è costituita dalle Grotte di Mommio, mentre il materiale scoperto a Campo Casali ed a Montramito fornisce una valida prova di stanziamenti liguri del VII secolo e di Etruschi nei secoli successivi.Il fiore all'occhiello delle vestigia storiche è la frazione di Massaciuccoli, dove l'epoca romana ha lasciato imponenti tracce che si possono ammirare ancora oggi; si trovano, infatti, i ruderi delle Terme e della Villa, oltre a documenti ceramici che vanno dal II secolo a.C. al III secolo d.C. e che sono conservati nel locale Museo Civico situato tra i resti della Villa romana e le Terme. Tra le varie testimonianze la più rilevante è sicuramente il favoloso mosaico pavimentale a tessere lapidee (370x434 cm.) rappresentante una decorazione di soggetti zoomorfi e fitomorfi entro una doppia cornice a fasce. Il 26 maggio del 932 re Ugo ed il figlio Lotario donarono ai canonici del duomo di Lucca la curtis Massagrausi, pro remedio animae della madre Beta. Massagrausi diventa con il tempo Massagrosa ed infine Massarosa. L'importanza da lei avuta in epoca feudale sembra fornire la prova dell'esistenza di un'antica Villa romana durante il basso Impero. Strano e degno di studio fu il destino di questa curtis. Venutasi a trovare in mezzo a potentati feudali come quello dei signori di Montemagno e di Bozzano, soggetta di continuo a scorrerie saracene, campo di battaglia per secoli delle armi pisane e lucchesi, non solo riusc“ a sopravvivere, ma con l'andare degli anni, oltre che acquistare l'immunità dagli oneri pubblici e l'autonomia giurisdizionale dai poteri marchionali, riuscì a guadagnare il diritto di castellania e quindi l'esercizio dei poteri sovrani in seguito alla costruzione di un castrum. Avvolta nel mistero rimane la data di quando Massarosa ebbe tale castello. Tuttavia è del 1087 la prima notizia ad esso relativa. Forti delle numerose riconferme imperiali del privilegio concesso loro da Ugo e Lotario, i canonici, allorchŽ ottennero da Enrico IV, Federico I e Ottone IV pure il riconoscimento del castrum poterono considerarsi proprietari di un feudo. Acquistò così una sempre maggiore importanza politica ed economica la Jura di Massarosa, arricchitasi con il tempo della terra di Gualdo e del Castello di Fibbialla. Questo potentato feudale, che nel secolo XIII vide aumentata la sua popolazione e trasformata la conduzione della proprietˆ con il passaggio delle terre dai canonici ai contadini del luogo, dopo le secolari minacce dei signori di Montemagno deve fronteggiare le rivendicazioni politiche e militari degli abitanti costituitisi, fin dalla metà del secolo XII, in libero Comune. Aspre furono tali contese che spesso ebbero come arbitri papi e imperatori.Il compromesso che ne nacque e che fu da tutti approvato nel 1270, sancì una specie di suddivisione dei poteri tra le due parti: i canonici conservarono poteri civili e criminali ed al Comune fu riconosciuta la giurisdizione sui diritti minori e la funzione di conservare nel territorio ordine e pulizia.Questa la parte più viva ed interessante di Massarosa Jure dei canonici del duomo di Lucca fino al 1789, quando da secoli tali minuscoli potentati erano scomparsi un po' dappertutto. Al momento della costituzione del Regno d'Italia, Massarosa faceva parte interamente del territorio del Comune di Viareggio. Si costituì ufficialmente in Comune nel 1870. Di esso fanno parte: Bozzano, signoria feudale degli Ubaldi fino al secolo XIII; Quiesa, dove fiorì dal 1200 una ricca abbazia benedettina; Pieve a Elici, famosa nei secoli come una delle più importanti e ricche pievi della diocesi di Lucca; Massaciuccoli, da identificare con fossae papirianae negli stradari romani; Montramito e Mommio, giˆ castelli degli Ubaldi; Stiava, rinata più volte dall'abbandono causato dagli assalti e dalle pestilenze; Bargecchia e Corsanico, che gelose conservano nel folto degli oliveti una propria dignitosa autonomia; Piano del Quercione, Piano di Conca e Piano di Mommio, cresciuti da poco con vivace disordine sul verde delle bonifiche seguite al secolare dominio delle acque. Molti di questi paesi conservano opere d'arte e particolari architettonici d'importanza storica e monumentale, spesso legati alla presenza sul luogo di fortezze (Mommio e Montramito), di chiese romaniche ancora allo stato originale (Chiesina di Villa Cenami a Piano di Conca).