Home Il territorio della Versilia L'Ambiente Le argentiere della Versilia e di Valdicastello Le argentiere della Versilia e di Valdicastello Le argentiere a Valdicastello Carducci e Bottino Tratto dall'articolo di MARCO BALDI in "Studi Versilesi". In Versilia ed a Valdicastello Carducci il minerale ferroso si è sempre lavorato (il ferro di Pietrasanta era il più ricercato, molto più del ferro pisanesco). I minerali venivano cavati in due distinte località, una sul versante marino delle locali montagne (a Valdicastello) e l'altra sul versante opposto (Bottino), entrambe le località sono famose in campo internazionale per i magnifici campioni mineralogici rinvenutivi e presenti anche nelle maggiori raccolte museali ed universitarie, come ad esempio il British Museum di Londra e L'Ecòle dés mines a Parigi. Per quanto riguarda lo sfruttamento minerario, da più parti vengono ipotizzate origini etrusche o romane con i bassi cunicoli scavati a mano allo Sciorinello ed ai Sencioni nella parte superiore estrema del Bottino ove si manifestano gli affioramenti dei filoni mineralizzati. Nel 1800 il regio consultore delle miniere del Granducato di Toscana, T. Haup, cita la presenza di alcuni cumuli di scorie di fusione del ferro adiacenti alla argentiera di S. Anna, tali scorie purtroppo non sono mai state analizzate per arrivare ad una datazione certa,per contro bisogna dire che nel Medio Evo ciascun villaggio aveva il suo fabbro e tali scorie potrebbero essere i residui delle lavorazioni anziché delle escavazioni. Lo storico locale V. Santini parla di origini romane citando il ritrovamento di antichi attrezzi di lavoro e monete ed una tessera numerata in bronzo. Nel 1919 venne trovato un cunicolo scavato a mano con all'esterno incisi alcuni graffiti dedotti come sicuramente etruschi dall'allora direttore Ing. Romeo Masini il quale fa notare anche la notevole perfezione nella tecnica di avanzamento che seguiva il filone e contemporaneamente cercava l'intersezione con i filoni minori, questa tecnica scomparve presto per poi riapparire in epoca moderna. Una documentazione del 1919 fornisce indicazioni anche sui giacimenti della Valle Buona (Valdicastello), possiamo dedurre che il guadagno arrecato dall'attività estrattiva fosse abbastanza elevato dal fatto che Ser Bernardino lucchese acquista da Ser Paganello del fu Ubaldo da Vallecchia (18/05/1247) e da Alderigo da Vallecchia (18/09/1247 e 22/05/1248) parte della produzione. Da notare che la galena non produceva solo argento ma anche piombo che veniva utilizzato per realizzare lastre utilizzate per la copertura delle cupole delle chiese e che in quel periodo si procedeva ad elevare sempre maggiori luoghi di culto. Negli anni compresi tra il 1246 e 1254 venne edificata la città di Pietrasanta. Uno degli scopi di tale edificazione era il controllo anche delle risorse del sottosuolo oltre che del porto di Motroni definito (Chiave di Toscana). Nel 1347 ai Consorti di Corvaia e vallecchia sono nuovamente concesse le vecchie terre ma con con esclusione e divieto di estrarre (Vena auri, argenti, ferri ed alterius metallis qui quidam montes et partes, seu loca remanent et sunt Piseni communis). Una riaffermazione di quanto fossero importanti i giacimenti metalliferi la ritroviamo nel trattato di commercio stipulato fra Pisa ed i Catalani nel 1379 quando, ormai perso il controllo sulla Versilia, viene introdotta una clausola che prevedeva il divieto di importare, esportare, trasportare (lo fero de Farnochio) nello stato di Lucca.Il 14 Agosto 1488, viene emanata una legge per incoraggiare le attività estrattive ove si accordava a tutti i cittadini la facoltà di intraprendere escavazioni anche nei terreni altrui purchè ne fosse fatta domanda entro il mese di Ottobre al Monte (Fisco) e non era prevista alcuna rifusione per i danneggiati. Gli effetti si fecero sentire ed in seguito alle rimostranze dei danneggiati, il 13 Gennaio 1512 fu introdotto il principio di tutela per danni, con la riforma del 1525 si rese obbligatoria la richiesta annuale con allegati gli accordi con i proprietari dei terreni interessati dagli scavi, servitù di passi o di acque ecc., nel caso fossero sorte controversie, l'arbitrato era affidato agli ufficiali del Monte delegati anche a quantificare l'entità dei compensi.Il 29 Settembre 1513 tramite il Lodo del Pontefice Leone X il conteso territorio della Versilia era stato asegnato in perpetuo a Firenze e con Cosimo I hanno inizio le attività minerarie nella montagna di Seravezza, quelle che in seguito diverranno le famose miniere del Bottino note e celebrate in tutto il mondo per i magnifici campioni mineralogici che hanno fornito nel tempo.Nonostante l'impegno non seguirono che modesti risultati in termini di Argento causa la presenza del volatile e nocivo Antimonio che impregna il minerale stesso e cosa quasi impossibile da eliminare con le conoscenze del tempo. Questa particolarità unita a veri o presunti furti di minerale da parte degli addetti ai lavori portò alla chiusura delle miniere in un giorno festivo del 1592 in modo che non potessero essere recuperati nemmeno gli strumenti di lavoro.Nel 1630 M. Cristina di Lorena fece riprendere le escavazioni per ottenere l'argento necessario al conio delle nuove monete fiorentine come riferito da Vincenzo santini nei suoi Commentari Storici.Nel 1700, il secolo dell'illuminismo con i suoi tentativi di spiegazione razionale, le miniere vengono visitate dallo svedese R. Angerstein (1750-51) che indica di convogliare le acque di scolo verso l'uscita per un completo sfruttamento delle vene metallifere, probabilmente sulla scia di queste indicazioni, verso il 1755 il Colonnello Giacomo Mill ne riprende i lavori tanto che si rivolge alla Magistratura di Pietrasanta affinchè gli vengano concesse piante di leccio tagliate nella macchia di marina con cui fondere e purificare i metalli scavati nel capitanato.L'impresa di Mill, avendo più denari che talento (come riferito dal Conte F. Campana), si esaurì in pochi anni e terminò con vicende giudiziarie per debiti insoluti. Nel frattempo il Granduca Leopoldo II di Lorena attuò una riforma in cui si promulgava l'Ordinamento Minerario Toscano che rimarrà in vigore (salvo la parentesi dell'occupazione francese) fino alla proclamazione del Regno d'Italia Con l'occupazione francese del 1799 le vecchie leggi Leopoldine sono soppresse ed il decreto del 7 Dicembre 1806 (entrerà in vigore il 1° Gennaio 1807) stabilisce l'unificazione di proprietà del soprasuolo e del sottosuolo imponendo l'obbligo della concessione imperiale prima di poter intraprendere qualsiasi tipo di escavazione mineraria o lapidea; con la caduta di Napoleone tornano in vigore i vecchi regolamenti ad esclusione dei giacimenti ferriferi elbani che passano sotto il diretto controllo granducale con la costituzione di una società a capitale misto con privati e denominata (Amministrazione Imperiale e Reale della Magona e Miniere). Gli anni seguenti la Restaurazione sono caratterizzati in Versilia da una vera calata di imprenditori stranieri, francesi e austriaci in particolare, alla ricerca di nuove fonti di investimento in una terra pressoché vergine di industrie e associazionismi operai con mano d'opera a basso costo e dove l'economia rimaneva essenzialmente legata alla agricoltura salvo una piccolissima parte ai manufatti in ferro come le ferriere di Ruosina o le coltellerie di Pomezzana e Farnocchia. Si verifica, in definitiva, quanto preconizzato da F. Campana già nella metà del secolo precedente quando riferendosi alla escavazione e lavorazione del marmo nel capitanato ed alla povertà degli addetti (anche se proprietari di cava) auspicava un diretto intervento del potere centrale in maniera da non lasciarli abbandonati alle speculazioni degli imprenditori della vicina Carrara e nel contempo assicurare lo sviluppo di una industria locale competitiva. Uno dei primi stranieri ad interessarsi dei vecchi giacimenti a galena argentifera è lo spagnolo Cav. Giuseppe Naro Perres che nel 1829 si stabilisce a Gallena e dopo averli individuati si rivolge agli abitanti del Vicariato mediante un manifesto pubblico per la (Formazione di una società di 100 azionisti o capitalisti ciascuno partecipante con un capitale di 500 franchi), (ASLP) nella quale doveva rivestire l'incarico di direttore generale ma l'invito non trova consensi ed il Perres dopo avere acquistato terreni alla Argentiera di S. Anna ed a Valdicastello si trasferisce in Francia ed in Austria alla ricerca dei capitali necessari. Uno dei primi stranieri ad interessarsi dei vecchi giacimenti a galena argentifera è lo spagnolo Cav. Giuseppe Naro Perres che nel 1829 si stabilisce a Gallena e dopo averli individuati si rivolge agli abitanti del Vicariato mediante un manifesto pubblico per la (Formazione di una società di 100 azionisti o capitalisti ciascuno partecipante con un capitale di 500 franchi), (ASLP) nella quale doveva rivestire l'incarico di direttore generale ma l'invito non trova consensi ed il Perres dopo avere acquistato terreni alla Argentiera di S. Anna ed a Valdicastello si trasferisce in Francia ed in Austria alla ricerca dei capitali necessari.Il 21 Settembre 1832 viene ufficialmente costituita a Vienna la: (Impresa metallurgica, miniere e stabilimenti dell'Argentiera e Val di Castello nel Vicariato di Pietrasanta in Toscana) dove il Cav. Perres è direttore generale mentre Leone Perres ne è il cassiere.Dopo la nomina a direttore l'attività del Perres diviene quasi frenetica, da Vienna si sposta a Parigi poi a Lione dove acquista attrezzature da miniera e strumenti da laboratorio spediti via mare a Livorno da dove il successivo 11 Novembre raggiungono Forte dei Marmi a bordo del navicello S. Demetrio per il successivo inoltro a Valdicastello, nelle prime settimane di Ottobre viene affidato al Caporale Luigi Angelini di Gallena il cottimo per "Spurgo e vuotatura delle antiche gallerie e costruzione dei necessari stradelli alla Argentiera e Valdicastello" che inizia il 15 Ottobre stesso.La vecchia casa di Gallena non è più adatta alle esigenze e viene affittata a aldicastello quella di Manrico Bramanti mentre Francesco Gamba diventa il fornitore di prodotti alimentari e materiali vari e con mansioni di guarda-magazzino è in pratica l'uomo di fiducia locale del Perres, ma tutto questo non gli impedirà di curare i propri interessi come ad esempio pretendere garanzia (per vitto e alloggio somministrati nei primi giorni ai due capi maestri savoiardi) o ricorrere con altri abitanti alla Magistratura di Pietrasanta per danni e inquinamenti temuti. I viaggi non sono finiti ed il 26-27 Novembre lo troviamo a Pisa e Livorno per (contrattare con la Compagnia Mineralogica) mentre dal 13 al 28 Dicembre è a Firenze per vedere il Granduca e fare le operazioni necessarie alla intestatura (riconoscimento) della (Impresa Metallurgica), che avverà il 18 Gennaio seguente ed intanto l'Angelini termina il cottimo in anticipo rispetto ai tempi previsti tanto che al momento del pagamento del salario, (Gallena 31 Dicembre), viene elargita una regalia straordinaria a tutti gli esecutori ed il 1 Gennaio 1833 iniziano alla Argentiera i primi lavori estrattivi mentre a Valdicastello procede la costruzione degli impianti e canalizzazione delle acque.Con il passare dei mesi si intensificano gli sforzi per avviare la produzione con massicce assunzioni di personale e si può affermare che direttamente o indirettamente tutti gli abitanti di Gallena e Valdicastello lavorassero per la società compreso donne e ragazzi impiegati o nel trasporto di sabbia ricavata nell'alvo del torrente Baccatoio o di fascine e legname fino alla fonderia o nel lavaggio e cernita a mano del minerale prima di essere avviato alla frantumazione ed a questi vanno aggiunti i proprietari di barche che trasporteranno materiali, attrezzature o (generi mangiativi), (grano, aringhe salate, vino ecc.) provenienti da Livorno fino a Forte dei Marmi come ad esempio Padron Fortunato Polacci che nella polizza di carico promette di condurre salve ed asciutte dall'acqua fino alla spiaggia di Forte dei Marmi le merci caricate nel nome di Dio sul proprio navicello. Fra gli impiegati della Impresa Metallurgica e non della soc. Boyssat come riportato da G. Paiotti (Carducci e la Versilia - 1952) troviamo anche il dott. Michele Carducci assunto dopo il conseguimento (Agosto 1833), della Matricola Chirurgica con facoltà e licenza di esercitarla (D. Orlandi 1980) ed a Valdicastello il 28 Luglio 1835 nasce il futuro poeta Giosuè; nel frattempo le spese di gestione superano i guadagni, nel 1837 la Impresa fallisce e nel 1838 tutte le proprietà ed attrezzature (vengono posti al pubblico incanto ed aggiudicati al Cav. Alessandro Boyssat.Il Boyssat riprende i lavori fino al 1841 poi cede tutto al Sig. Guglielmo Haner che prosegue le escavazioni e successiva fusione fino al 1849 ed a proposito dell'abbandono faccio notare come la Soc. Hahner e compagni fosse cointeressata anche nella gestione della vicina miniera del cinabro di Ripa, scoperta casualmente nel 1838, ed i forni di Valdicastello servirono anche per la fusione di quest'ultimo minerale ma proprio a partire dal 1848-49 la miniera di Ripa inizia ad esaurirsi dopo la enorme produttività iniziale.Le vecchie Argentiere sono dunque abbandonate quando si trasferisce da S. Anna a Valdicastello, insieme alla famiglia e con i numerosi capi di bestiame di cui era proprietario, Pellegrino Pieri quondam (del fu) Arcangelo di professione pastore/agricoltore e condizione sociale possidente il quale rileva terreni coltivabili e da.pascolo adiacenti in parte alle vecchie costruzioni e terreni della Soc. Haner e Compagni che pur avendo interrotto i propri lavori nel 1849 ne rimaneva proprietaria, compreso le miniere e le attrezzature, mantenendovi in guadagno locale, Cristofano Bigi.Durante i propri spostamenti il Pieri trovava conveniente abbreviare il percorso attraversando le suddette proprietà ma incontra la opposizione del Bigi ed allora presi contatti con il curatore ne ottiene il completo possesso dietro pagamento di un canone annuo; Pellegrino è analfabeta ma ha il senso della realtà e capisce che i tempi dell'argento sono tramontati ma è possibile affidare la estrazione della galena a cottimo e venderla alla Soc. Pertusola di La Spezia per la fabbricazione degli ossidi di piombo ed inizia questa nuova attività che continua fino quasi alla fine del secolo. Sempre verso la fine del secolo si sviluppa l'impiego della pirite nel processo di produzione dell'acido solforico e nel 1893 F. Blencherd ne coltiva una lente compresa nella vecchia Argentiera di Valdicastello per la successiva véndita alla Soc. Ducco e Alessio di Sesto Fiorentino mentre nella parte superiore della vallata dei canali Del Fondo e Ferraio sono sfruttati i giacimenti a minerali ferrosi del Corsinello e di Monte Arsiccio ricavandone magnetite-ematite e nonostante la produttività del secondo fosse molto maggiore, il Corsinello era considerato economicamente migliore per il semplice fatto che il minerale si trovava frammisto a calcari che sono un fondente naturale così come la ematite è un buon scorificante ed entrambi già noti nei processi metallurgici più antichi anzi personalmente ritengo degna di attenzione la presenza di ematite elbana in una sepoltura etrusca ritrovata nell'alveo dell'ex palude di Bientina (LU) ritenuto una delle vie commerciali di questo popolo verso le regioni padane. Solamente dopo il primo conflitto mondiale le nostre Argentiere tornano a suscitare interessi e nel 1919 sotto la spinta dell'On. A. Cerpelli viene costituita a La Spezia la Soc. S.A.M.A. (Società Anonima Miniere della Argentiera) che rileva le concessioni minerarie di entrambi i versanti per lo sfruttamento di tutti i giacimenti conosciuti anche per minerali ferrosi dando inizio a grandi lavori per l'ammodernamento delle tecnologie estrattive e produttive come ad esempio la laveria del Bottino realizzata nel 1921 dalla ditta Martinazzo di Cagliari e ritenuta una delle migliori esistenti in Italia.Ammodernamento anche per le miniere di M. Arsiccio e Valdicastello ma una delle grandi innovazioni, per il tempo, è il collegamento telefonico fra i vari giacimenti e la direzione con possibilità di inserimento sulla rete nazionale. Vengono aperte nuove gallerie anche nella Vallata di Gallena mentre un raccordo ferroviario con la Tramvia dell'Alta Versilia consente il movimento di vagoni da e per la stazione ferroviaria di Querceta e sulla scia di tutto questo fervore di attività, nel 1927 anche il paese di Valdicastello viene fornito di illuminazione elettrica mentre nel giacimento ferrifero di M. Arsiccio, dopo gli studi dell'ing. Zabelli, inizia nel 1928 lo scavo di una nuova galleria che doveva condurre in pieno corpo mineralizzato ma per una errata lettura dei piani di lavoro viene deviata verso la direzione opposta ed abbandonata dopo circa 70 metri. Fra i progetti della società era prevista la realizzazione di un piano di carreggio interno che dipartendosi dalla Due Canali doveva raggiungere l'opposto versante marino per convogliare alla laveria del Bottino tutto quanto estratto evitando i trasporti esterni ma l'insuccesso di M. Arsiccio e probabilmente la entrata in vigore della nuova legge mineraria sconsigliano la S.A.M.A. a proseguire le attività e tutto viene rilevato dalle Soc. EDEM (Esercizio Deposito Escavazioni Minerarie) che concentra i lavori nella sola zona di M. Arsiccio e per minerali ferrosi trascurando i giacimenti piombo-zinco-argentiferi dei quali perderà la concessione nel 1938. II resto è storia recente, dopo il 2° conflitto mondiale la EDEM riattiva le vecchie concessioni minerarie per prodotti ferrosi ma il vero boom societario avviene con l'impiego della Barite per la preparazione dei fanghi Bentonitici usati nelle ricerche petrolifere e di idrocarburi con pozzi profondi e nel campo del nucleare; subentrano nuove società delle quali l'ultima in ordine di tempo è la SCEL (Società Cuprifera Emiliana Ligure) di La Spezia.