Barry Lyndon

Mercoledì, 4 Febbraio 2015 -

Stanley Kubrick (184')
Regia e sceneggiatura: Stanley Kubrick
Soggetto: dall’omonimo romanzo di William Makepiece Thackeray
Fotografia: John Alcott
Montaggio: Tony Lawson
Scenografia: Ken Adam
Costumi: Ulla-Britt Söderlund, Milena Canonero.

Interpreti:
Ryan O’Neil (Redmond / Barry Lyndon)
Marisa Berenson (Lady Lyndon)
Patrick Magee (il cavaliere di Balibari)
Hardy Kruger (capitano Potzdorf)
Steven Berkoff (Lord Ludd)
Gay Hamilton (Nora Brady)
Dal “romanzo senza eroe” di William M. Thackeray (1844), sceneggiato dallo stesso Kubrick, Barry Lyndon è il Settecento percorso come un museo di cera (l’incarnato dei volti, il lume delle candele), come un colto sprofondamento allucinatorio nella pittura d’epoca: siamo in un salotto di Gainsborough, in un giardino di Watteau, seduti a una tavola di Hogarth. Vivono, questi tableaux, vivono ansiosamente di ambizioni fallaci, rovine annunciate, sentimenti corrotti, disillusioni, soprusi, umiliazioni: e l’impossibile ascesa dell’avventuriero Redmond Barry, che sposa l’aristocratica Lady Lyndon, “traccia una parabola che conduce al nulla” (Michel Ciment). A Thackeray, grande scrittore inglese in quegli anni Settanta poco ricordato e poco tradotto (e pure oggi…), Kubrick si avvicina con semplicità e trasparenza: “Amavo la vicenda e i personaggi di Barry Lyndon, e mi parve possibile farne una trasposizione senza distruggerlo”. Inventa per Barry solo un diverso finale, restituendo però a Thackeray la battuta che chiude il film – capolavoro d’ironia tragica che potrebbe funzionare, in fondo, come exergo o nota in calce a tutto il cinema di Kubrick.

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